Chi è Joseph Beuys

di Lucrezia De Domizio Durini

Joseph Beuys è la figura che meglio rappresenta, con la sua vita e la sua opera, l’energia centrifuga e anti-tradizionale che l’arte contemporanea ha prodotto negli ultimi decenni.

Personaggio atipico rispetto le correnti artistiche – invano si è cercato di inserirlo ora nel Minimalismo, ora nell’Arte Povera, prima tra i Performers, poi tra i Concettuali, – Beuys è riuscito a rivestire la sua stessa persona di arte, e l’arte della sua persona.

Questo significa molto di più della mai sopita idea di unità tra l’arte e la vita. Beuys, ponendo se stesso all’interno dell’opera d’arte, intende sottolineare il potere antropologico di tutta l’arte.

Il bisogno di parlare, di comunicare, di esprimersi con qualsiasi mezzo, ha trovato piena risposta nel lavoro dell’intera sua vita.

Essere un artista significava per Beuys condurre un’esistenza insieme ad altri, ricercando in un rapporto di fraterna collaborazione quella “ elementare e profonda comprensione per ciò che avviene sulla terra”; perché ciò che avviene nel nostro mondo, avviene anche dentro di noi.

Non possiamo fare a meno di parlare gli uni con gli altri. E Beuys non può fare a meno di risorgere e di continuare a vivere.

Come Beuys, così ogni uomo – ogni uomo che abbia deciso di essere un vero uomo.

Questo è il messaggio che Beuys ha trasmesso con la sua opera e la sua vita.

Joseph Beuys nacque a Krefeld, nella Germania Occidentale, il 12 maggio del 1921 e morì prematuramente a Düssendorf il 23 gennaio del 1986. Trascorse la sua infanzia a Kleve, piccola città sulla riva sinistra del Basso Reno, in una regione pianeggiante ricca di zone paludose. L’influenza che la terra d’origine esercitò sull’artista fu notevole, come le esperienze di studio e formazione, per lo più ascrivibili alle scienze naturali.

Ma il giovane Beuys non trascurò anche gli altri campi della cultura: l’arte, a cui si dedicò frequentando lo studio di uno scultore di Kleve, Achilles Moortgat; la letteratura e la filosofia, dal Romanticismo a Knut Hamsun, da Kierkegaard a Nietzsche. Scoprì interessi per il folclore e la mitologia nordica, non tanto che essi fossero appoggiati dall’indottrinamento nazista, quanto piuttosto come reazione alla sua unilaterale educazione umanistica. Ricevette impulsi rivolti alla musica, soprattutto Wagner e Satie. Negli studi di Beuys la polemica tra letteratura classica e romantica ebbe importanza particolare, lesse e approfondì tutto il romanticismo: Goethe, Schiller, Höderlin, Schelling, Novalis, si interessò anche dell’elemento nordico, delle invenzioni di Edward Munch e di tutta la letteratura scandinava che aveva letto nella sua totalità.

La sua più grande motivazione personale era di operare nel senso della solidarietà sociale: nel 1940, terminati gli studi al liceo di Kleve, decise di iscriversi alla facoltà di medicina, specificamente in pediatria.

Fu la guerra a mutare i suoi progetti. Venne infatti arruolato nella Luftwaffe, come pilota di bombardiere in picchiata.

Impegnato sul fronte orientale, nel 1943 precipitò insieme al suo “stuka”, in una desolata pianura di Crimea, durante una tormenta di neve. Una tribù di Tartari lo trovò sepolto, semi-congelato e gravemente ferito al capo; fu salvato coprendolo di grasso e avvolgendolo nel feltro.

Questa idea della generazione del calore attraverso i materiali della natura è un elemento ricorrente nella sua opera.

Terminato il conflitto, Beuys si ritrovò profondamente mutato, nel fisico e nello spirito. Fu allora che decise di fare l’artista. Nel 1947 si iscrisse alla Kunstakademie di Düsseldorf, laureandosi nel 1951. Ma, come sempre, non limitò i suoi orizzonti di ricerca al ristretto ambito artistico. Fu in questo periodo che Beuys si avvicinò profondamente al pensiero di Rudolph Steiner, il fondatore dell’antroposofia, a cui si sarebbe costantemente ispirato in futuro.

Nel 1961 venne incaricato della cattedra di Scultura Monumentale all’Accademia di Düsseldorf.

Strinse, nei primi anni settanta, un rapporto di intesa con l’ideatore di Fluxus, l’americano Georg Maciunas, e partecipò a diverse esibizioni pubbliche del gruppo.

Fra coloro che aderirono al progetto Fluxus, val la pena di ricordare Nam June Paik, Wolf Vostell, John Cage e Daniel Spoerri, Charlotte Moorman, Robert Filliu, Bazon Brock. Con Fluxus, Beuys condivise l’idea dell’arte come strumento di coscienza. Quindi: l’arte è dappertutto ed è per tutti. In parallelo, incominciò l’attività espositiva in proprio, presentando azioni, lavori di scultura e disegni.

Ricorderemo alcuni titoli, ormai celebri, Come spiegare i quadri ad una lepre morta del 1965, Eurasia e Infiltrazione omogenea per pianoforte a coda, del 1966, Vakuum Masse, del 1968, Voglio vedere le mie montagne del 1971.

Tutto ciò servì a precisare la sua identità artistica, mai completamente assimilabile a situazioni precostituite e consolidate.

Nella seconda metà degli anni sessanta, l’artista si avvicinò agli aspetti più spiccatamente sociali e politici prodotti dalla cultura del tempo. Ricorderemo i più salienti: Nel 1967 fondò il Partito Studentesco, nel 1971 l’Organizzazione per la Democrazia Diretta attraverso Referendum e nel 1974, insieme ad Heinrich Böll, diede vita alla Free International University A quest’ultimo passo fu, in un certo senso forzato, in seguito al suo licenziamento dall’Accademia, nel 1972.

Beuys, infatti, aveva causato difficoltà al Direttore, prima, e poi al Ministro delle Finanze, impuntandosi sulla questione di voler accettare nel proprio corso gli studenti respinti agli esami di ammissione.

La sua non era una generica promozione di ordine lassista, bensì una ferma decisione di rivedere i criteri di ammissione scolastica superiore: l’Università, non è per chi è già in grado di fare, ma per chi vuole riuscire e non possiede ancora gli strumenti specifici.

Sempre all’interno della F.I.U. tra la fine degli anni ’70 e inizio anni ’80, Beuys si è interessato al nascentemovimento dei verdi, presentandosi come forza traspartitica e non ideologizzata. La linea di questo movimento, com’è noto, è prevalentemente indirizzata ai problemi ambientali ed ecologici e quindi al problema della difesa della natura che ha caratterizzato gli ultimi anni dell’attività beuysiana. Poi il movimento, trasformatosi in partito, avrebbe perso le qualità della spontanea e autonoma aggregazione sociale. Ben presto Beuys ha ritirato la sua adesione.

Le organizzazioni concepite dal Maestro tedesco hanno sempre preteso un’orgogliosa autonomia rispetto ai sistemi di potere. Lo scopo primario, è stato quello di progredire, senza ricorrere alle logiche compromissorie che minano dal di dentro le qualità della differenza e della verità a questo proposito è da ricordare l’Appello per l’Alternativa del 1978.

Le organizzazioni concepite da Beuys riflettono il suo spirito nomadico, sempre alla ricerca dell’eredità antropologica che l’uomo stesso ha demenzialmente trascurato.

Nel mondo della cultura internazionale, in questi ultimi tempi, si susseguono informazioni sul Maestro tedesco Joseph Beuys; esse avvengono attraverso giornali e riviste quasi esclusivamente in funzione del mercato e dell’alto prezzo delle opere (oggetti della vita quotidiana come slitta, vestito in feltro, vino, pala, olio, zappa…) che le aste di Londra o di New York portano sulla scena del business mondiale.

Ma molti si chiedono in realtà “Chi è Joseph Beuys?”

Un artista stravagante dal cappello di feltro? Un poeta amante della natura? Un filosofo predicatore?

Joseph Beuys era innanzitutto un uomo che amava gli uomini e la natura in cui gli uomini vivono.

Non ha inventato nessun metodo, ma ha dedicato con generosa umanità l’intera sua vita alla ricerca del miglioramento dei metodi esistenti. 

La crisi dell’uomo contemporaneo, la perdita di identità, sono le motivazioni essenziali che hanno impegnato tutta la vita dell’uomo e dell’artista Joseph Beuys.

Egli ricercava attraverso la realtà una via di accesso alla verità, che non è nel trovarla nell’arbitraria invenzione del sistema in cui viviamo, ma esiste già nel mondo; l’uomo non deve fare altro che riscoprirla, attraverso se stesso e nella natura.

L’uomo e la natura, con l’animo riconciliato, costruiranno un mondo vero. Questo è il concetto del pensiero beuysiano.

Joseph Beuys ha posto l’uomo al centro della sua ricerca artistica, l’uomo e l’energia creativa dell’uomo.

In questo senso il Maestro tedesco si è occupato di politica, di economia, di agricoltura, di ecologia, di problemi umanitari di tutti quei problemi che coinvolgono quotidianamente l’individuo.

Ho sempre considerato Beuys come un diamanteUn diamante presenta molte facce; ogni faccia rende visibili per trasparenza le altre, pur nella sua compattezza e unità.

Per comprendere quindi l’opera di Beuys e poterne dare un giudizio è assolutamente necessario non limitarla in chiave formale, ma considerarla profondamente nella sua totalità, analizzando la complessità delle sue articolazioni, gli aspetti di attenzione per il sociale e per tutte le sue implicazioni, in modo da comprendere la vera motivazione del suo agire e la finalità della sua arte.

Beuys desiderava confrontarsi profondamente con le idee di alcuni personaggi della cultura del passato come Goethe, Steiner, Schelling, Novalis, Steiner e altri intellettuali; ha sempre ritenuto che solo attraverso il confronto si potessero elaborare punti di vista di concreta utilità all’uomo d’oggi.

Amava anche confrontarsi con lo studente, il contadino, l’intellettuale… perché la comunicazione per Beuys è il valore fondamentale di qualsiasi rapporto sociale e riguarda tutti i campi della creatività.

La creatività è per Beuys strettamente legata alla natura di tutti gli uomini e da essa non può inoltre essere disgiunta in alcun modo una profonda connotazione di libertà.

OGNI UOMO E’ UN ARTISTA, dice Beuys. Questo slogan viene spesso male interpretato. Beuys non vuole affermare che ogni uomo è pittore; il riferimento è alle qualità di cui ogni persona può avvalersi nell’esercizio di una professione o mestiere, qualunque esso sia. Beuys esprimeva questo concetto nel totale rispetto della creatività umana e nelle attività fondate; in tutto questo ritroviamo la concretizzazione delle sue idee.

L’atto della creatività come atto di libertà di essere uomini inventivi: un’antropologia della creatività, vivere creativamente la vita, l’universo, perché in noi risiede la facoltà di plasmare il sociale, di pensarlo non come materia inerte, ma come insieme delle energie intellettive dell’uomo.

Il raggiungimento della libertà, per l’uomo, per una nazione, per il mondo intero, deve procedere di pari passo con il raggiungimento della non violenza.

La rivoluzione è dentro di noi. Nelle nostre idee risiede l’unica rivoluzione possibile: LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI è il secondo slogan del Maestro tedesco.

Solo nel nostro comportamento e nella comprensione vi è evoluzione.

Beuys con la sua parola scolpiva, con il suo fare insegnava. Non esiste utopia per il Maestro tedesco, perché Beuys esercitava quella famosa Utopia Concreta comprensibile e accettata solo da coloro i quali sentono la necessità di rievocare una diversa modalità del sentire, del percepire, del conoscere e dell’agire.

La Scultura Sociale di Beuys è intesa come un processo permanente di continuo divenire dei legami ecologici, politici, economici, storici e culturali che determinano l’apparato sociale.

Solamente attraverso la Living Sculpture è possibile scardinare il miserabile sistema in cui l’uomo contemporaneo è incappato. Una solidale collaborazione fatta da uomini liberi di differenti razze, origini, religioni, ceti sociali, politici, culturali ed economici.

In tutta l’opera di Beuys vi è una forte connotazione simbolica, che in parte va a riunirsi all’interesse scientifico in senso sperimentale e in parte confluisce nella zona intuitiva e creativa dell’uomo. Basterebbe soffermarsi sul suo abbigliamento: il cappello, segno sapienziale e iniziatico, il giubbotto da “pescatore di anime”, che rimanda alla figura dello sciamano e del Cristo, il frammento di lepre sul petto, similitudine che fissa il principio del movimento e della metempsicosi, i jeans segno della rivoluzione dei costumi, gli scarponi sintomo di dinamicità, del viandante. In questo senso simbolico i materiali beuysiani rivestono una gamma assai varia.

Ho definito Joseph Beuys il più emblematico scultore del XX secolo:

Scultore di Forme, Scultore di Anime. 

Per le sculture formali Beuys ha usato tutti quei materiali che chiamo Visibili e che metaforicamente indicano energia, calore (rame, feltro, grasso, vino…) mentre per realizzare la sua Scultura sociale – la Living Sculpture – si è servito di materiali Invisibili (parole, gesti, intuizione, odori, rumori, suoni, comportamento…persino la mitologia della sua stessa persona…) affinché si attuasse un processo di solidale collaborazione tra differenti uomini e sempre nel rispetto della libertà e della creatività umana.

Si potrà quindi comprendere che i materiali usati per le sue opere, azioni e discussioni non hanno alcuna relazione con quelli adoperati dall’Arte Povera o dai Minimalisti americani; essi oltrepassano il puro processo rappresentativo e interpretano il flusso dell’energia umana nel senso naturale e primitivo, il flusso della vita e della morte, dell’uomo e della socialità dell’arte.

Si comprende quindi come l’arte per Beuys fosse tutt’uno con la vita. Questo significa Arte Antropologica. Questo concetto divide la nuova arte da quella tradizionale, divide il passato dal presente.

Un’arte quella di Beuys che guarda costantemente il futuro: il futuro dell’arte, il futuro dell’umanità.

Beuys toccò anche nella sua arte tutte le problematiche dell’economia innestate sulle tematiche sociali e culturali della vita.

Il terzo slogan di Joseph Beuys KUNST = KAPITAL si rivolge alla cultura quale primario capitale della società.

La prima grande economia nasce dalle capacità dell’uomo.

Concetti che il Maestro tedesco ha sviluppato nell’intera sua vita, con tutti i mezzi e con la sua stessa persona.

Beuys ha proposto l’istruzione come fonte primaria del corpo sociale creando formule pedagogiche di estrema importanza per la rinascita di una nazione civile come gli Uffici per la Democrazia Diretta e la F.I.U. (Free International University). Desidero ricordare anche Joseph Beuys nell’Appello per l’Alternativa e Azione Terza Via Iniziativa promozionale – Idea e tentativo pratico per realizzare una alternativa ai sistemi sociali esistenti nell’Occidente e nell’Oriente.

Beuys avverte che l’umanità è condannata a subire sempre più drammaticamente la crisi ecologica. A essere esposta indifesa alla folle minaccia bellica crescente. A assistere impotente al continuo allargarsi dell’abisso tra le nazioni ricche e quelle povere. A essere tormentata incessantemente dall’odio razziale, dalle lotte religiose e dal nazionalismo, dallo sfruttamento e dell’oppressione, dall’umiliazione e dalla violenza, dal dettato del potere economico-politico, dalla manipolazione biologica e sociale. Beuys ha sentito innanzi tempo la necessità dell’unione europea attraverso il libero mercato e la moneta comune. 

Tutte problematiche discusse nei cento giorni a Documenta VI in Kassel 1977 e tutt’oggi ancora attuali quando presentò per la prima volta al mondo della cultura la sua Free International University

13 punti salienti furono discussi per 100 giorni a Documenta:

1. Incontro sulla Periferia

2. Incontro sull’energia nucleare e alternativa

3. Incontro sulla comunità

4. Primo incontro sui Media: manipolazione

5. Secondo Incontro sui Media: alternative

6. Settimana dei Diritti Umani

7. Incontro sul degrado urbano

8. Incontro sull’emigrazione

9. Incontro sull’Irlanda del Nord

10. Incontro sul Mondo

11. Incontro sul comportamento violento

12. Incontro sul lavoro e la disoccupazione

Tredicesimo Incontro sull’analisi dei 100 giorni di discussioni)

 

Joseph Beuys nutriva la speranza che tutti gli uomini potessero raggiungere un’uguaglianza di libertà e di diritto.

Si è prodigato per una economia di mercato – Ordinamento economico organico – Per il mutamento pratico del concetto di danaro. Per gli ordinamenti basati sul diritto di lavoro. Si è interessato alla salvaguardia dei prodotti della terra in via d’estinzione e dell’aratura biologica.

Ha avviato una vera partnership per la sussistenza dei paesi del Terzo mondo.

A questo proposito sento la necessità di sottolineare l’importanza profetica dell’artista sciamano Joseph Beuys, antesignano di un pensiero anticipatore di necessità sociali, rivolte alle contingenze del Tempo Presente.

Il Maestro tedesco è stato il precursore attivo di tutte quelle problematiche economiche, ambientali, umanitarie, politiche, culturali che dilaniano tutti gli uomini che abitano il pianeta terra.

DIFESA DELLA NATURA è l’ultimo grande capolavoro di Joseph Beuys. Il quarto slogan del Maestro tedesco, un unicum fenomenologico nell’arte mondiale. Una colossale operazione svolta in Italia negli ultimi quindici anni della sua vita in cui l’artista ha sedimentato un ricco percorso operativo e spirituale con la mia costante collaborazione e con l’obbiettivo magico di Buby Durini un contesto nel quale il senza limite gioca un ruolo primario di indagine tra espansione di pensiero ed energia umana.

Il rapporto con la Natura è sempre stato un tema costante in Beuys. Un lavoro che iniziò con archetipi disegni nei suoi primi anni di artista e riprese in Italia negli ultimi anni della sua vita in Difesa dell’Uomo e a Salvaguardia della Natura.

E’ in Italia che il suo concetto di Utopia Concreta si realizza attraverso la triade delle Piantagioni: Seychelles – Bolognano – Kassel in Utopia della Terra. 

La Difesa della Natura di Joseph Beuys non va intesa solamente sotto un aspetto ecologico, ma va letta principalmente in senso antropologico. Difesa dell’uomo, dei valori umani, della creatività.

In questi anni, dopo la scomparsa del Maestro tedesco, molto è stato scritto intorno al suo lavoro e della sua vita, in numerosi paesi e in diverse lingue, ma poco o troppo poco e, forse, deliberatamente, si è detto degli importanti segnali che Joseph Beuys nei suoi ultimi quindici anni di vita ha lasciato in Italia e specificatamente in Abruzzo trasferendoli in molti paesi nel mondo.

L’Italia è il luogo dei viaggi desiderati e realizzati dall’anima romantica nordica, in una linea che da Goethe passa per Nietzsche sino allo stesso Beuys, che tuttavia muta radicalmente la condizione contemplativa di questo topos della cultura tedesca, ribaltandola verso una trasformazione dell’humus.

Dal 1971 fino a pochi giorni dalla sua morte, la sua presenza è stata costante più che in qualsiasi paese nel mondo.

Credo che non sia stata casuale la continua presenza di Beuys in Italia, sono certa che la sua fu una precisa scelta culturale dove l’elemento umano e il materiale natura, nella loro reversibile disponibilità esercitarono una forte pressione intuitiva sull’uomo – artista.

Joseph Beuys in Abruzzo trovò l’humus fertile per spandere il suo credo fatto di amore e di fraterna collaborazione tra uomini liberi e creativi.

A Capri il 14 novembre del 1971 iniziò con Beuys il mio grande viaggio nell’arte e oltre l’arte. Un viaggio che cambiò l’intera mia esistenza.

Un lavoro costante sia pubblico sia privato che ancora oggi, più di allora, coinvolge la mia intera vita.

Sono state tre le importanti discussioni pubbliche avvenute tra Pescara e Bolognano:

Incontro con Beuys (1974)Istituto per la Rinascita dell’Agricoltura (1978), in cui si presentò per la prima volta in Italia la Free International University con la pubblicazione in lingua italiana del libretto rosso Terza Via. La terza discussione è la conclusione di nove anni di intenso lavoro intorno all’operazione Difesa della Natura (1984), iniziato con l’Aratura Biologica del 1975 e tuttora ancora in corso.

Da questo contesto nacquero altri lavori, come Grassello Pescara –Dusseldorf, Il Clavicembalo,Cuggenheim Museum,Vino e Olio F.I.U.,Auto F.I.U, Piantagione Coco de Mer e Coconut Seychelles , Piantagione Paradise Bolognano, Olivestone, Ombelico di Venere Teca, Difesa della Natura- 20 Edizioni-3 video- 30.000 Fotogrammi-Arch. De Domizio DuriniDue lavori rimasero incompiuti a causa della scomparsa del Maestro: Svecciatoio per Fame nel Mondo Operazione Elicottero.

Beuys a Bolognano aveva un emblematico studio. La sua Piantagione che chiamò Paradise, un progetto di 7000 alberi differenti in via di estinzione, tuttora attivo. È da ricordare inoltre Il 13 maggio 1984, giorno della famosa discussione Difesa della Natura, gli fu consegnata la Cittadinanza Onoraria di Bolognano e mise a dimora di fronte al suo Studiola Prima Quercia italiana prototipo delle 7000 Eichen di Kassel.

Ma la reale operazione Difesa della Natura di Beuys, per quanto mi riguarda, è iniziata dopo la scomparsa del Maestro.

L’operazione Difesa della Natura è divenuta per me una missione vitale rivolta all’espansione e alla comprensione del pensiero beuysiano che tento di portare in molti paesi del mondo.

Non si conserva un ricordo ma si ricostruisce. 

A questo proposito ho adoperato tutti i mezzi: conferenze, saggi, convegni, pubblicazioni, dibattiti, tesi di laurea, donazioni, ho anche creato la rivista Risk Arte Oggi un periodico di intercomunicazione culturale che ha le radici del pensiero beuysiano. In ogni circostanza ho sempre rispettato e rispecchiato i due aspetti più singolari del Maestro tedesco la riappropriazione e la libera creatività.

Il primo consiste in una rara attitudine alla ricostruzione più che alla conquista ex novo, alla scoperta più che all’invenzione; al miglioramento terapeutico più che alla sostituzione: si tratta quindi della necessità di ampliamento, di estensione delle energie umane ai fini della conoscenza della verità. In questo senso per Beuys il bisogno di parlare, la necessità di comunicare, l’esigenza di esprimersi con qualsiasi mezzo, ha trovato piena risposta nel lavoro di tutta sua vita.

Il secondo aspetto è caratterizzato da quella famosa libera creatività di cui Beuys ha tanto predicato e insegnato nel mondo.

A 15 anni di distanza dalla famosa discussione Difesa della Natura, il 13 maggio 1999 è stata inaugurata a Bolognano la Piazza Joseph Beuys, padrino Harald Szeemann, il curatore indipendente, Premio Nobel della Cultura (N.Y. 5.5.1998)

Un luogo non solo titolato, ma l’unica piazza al mondo costruita appositamente secondo i concetti dell’artista: la Natura e l’Uomo.

La Piazza Joseph Beuys è strutturata ad anfiteatro, guarda la vallata e contiene 4 grandi aiuole a sbalzo – Rosmarino (energia), Alloro (alterità dell’arte), Un albero di Olivo (calore e produttività), una Quercia (longevità e forza). Quest’ultima è stata piantata il giorno dell’inaugurazione della Piazza Joseph Beuys da Harald Szeemann in memoria della prima quercia che Beuys piantò il 13 maggio 1984 nella sua Piantagione Paradise, preludio delle 7000 Querce di Kassel.

Le 4 Aiuole simbolicamente rappresentano i 4 Punti Cardinali insiti nella filosofia beuysiana. Amore Cosmico Comunicazione – Creatività Valori umani.

Joseph Beuys è uno tra i più emblematici e significativi personaggi della storia dell’arte mondiale del secondo dopoguerra.

Beuys è l’artista che più di ogni altro ha saputo e voluto incarnare la figura umana del superamento dell’arte, tendendo i propri sforzi in direzione del territorio utopico dell’energia naturale e della comunicazione spirituale: la realtà come spettro fenomenologico delle possibilità umane.

L’arte di Joseph Beuys è ancora tutta da approfondire, da leggere, da studiare.

Le riflessioni sull’intero iter di quegli anni mi portano indietro con la memoria; così riesco a pensare che noi abbiamo una forte attitudine a rileggere gli eventi e a dare corpo agli occhi della storia, ma sempre in un viaggio rivolto al futuro.

Se chi attraversando questo meraviglioso viaggio-romanzo, vivrà le mie stesse sensazioni, allora comprenderà questa mia testimonianza:

Con Joseph Beuys è iniziata una nuova era per l’arte e per la società. 

Tutto il terzo millennio avrà le radici del pensiero Beuysiano.

L’uomo necessita di un altro uomo, perché le forze di ogni individuo, che sia animale o vegetale, hanno bisogno di essere nutrito dalla comunicazione e dall’amore. 

Finché esisterà una sola pianta ed un solo uomo sul pianeta terra vivrà l’Arte Regale di Joseph Beuys. 

Abbiamo il dovere di far conoscere al mondo ciò che siamo stati capaci di fare nella vita (Joseph Beuys) 

 

Lucrezia De Domizio Durini